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Naufragio barca a vela, lo pneumologo: “Tutti morti tra i 5 e i 7 minuti”

SanitàNaufragio barca a vela, lo pneumologo: “Tutti morti tra i 5 e i 7 minuti”

ROMA – “Al momento ciò che leggiamo sulla stampa sono da considerarsi solo ipotesi basate sulla zona dell’imbarcazione ove sono stati ritrovati i corpi, verosimilmente l’ultima a conservare aria respirabile. Sarà, tuttavia, solo il riscontro autoptico a definire con certezza le reali cause dei decessi. Il rilievo di acqua di mare, frammista a sabbia o alghe, negli alveoli polmonari è infatti dirimente per stabilire le cause delle morti per annegamento. In caso contrario la causa è da riferire ad asfissia o, più raramente, a politrauma“. Lo precisa all’agenzia Dire il professor David Selvaggio, responsabile dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’ospedale Cristo Re a Roma, commentando quanto accaduto al largo di Porticello, nei pressi di Palermo. Oggi è stata recuperata l’ultima delle sette vittime, rimaste intrappolate nello yacht Bayesian affondato nella notte di lunedì 19 agosto.

L’autopsia sarà chiamata a fare luce anche sui tempi dei decessi. Tempi che, informa l’esperto, sono stati piuttosto ‘brevi’ qualora venisse confermato che i decessi sono attribuibili ad annegamento. “La resistenza all’asfissia acuta è molto limitata negli ultra 80enni- precisa inoltre- ma non nella tipologia e nella fascia di soggetti involontari protagonisti di questa tragedia. Se annegati, sono tutti morti in un tempo compreso tra i 5 e i 7 minuti. L’agonia, invece, è stata decisamente più lunga in caso di progressivo esaurimento della concentrazione di ossigeno respirabile in una zona dell’imbarcazione sigillata“.

“L’ASFISSIA PROGRESSIVA E LA DRAMMATICA CONSAPEVOLEZZA DELL’ESAURIMENTO DELL’OSSIGENO”

Il responsabile dell’Unità Operativa di Pneumologia dell’ospedale Cristo Re a Roma rivela infatti un particolare davvero inquietante. “Rispetto al soffocamento acuto o all’annegamento, l’asfissia progressiva è qualcosa di più truce, perché la persona arriva alla drammatica consapevolezza del prossimo esaurimento di ossigeno. Molto spesso infatti- conclude Selvaggio- a differenza delle persone che annegano, i soggetti che muoiono di asfissia progressiva per esaurimento di ossigeno mostrano infatti lesioni, esito del disperato tentativo di ripristinare l’accesso all’aria respirabile, a differenza dell’annegato, che non ha ostacoli fisici contro i quali opporsi fisicamente”.

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